Chi mette la faccia su Facebook
Un'analisi molto personale del social network più chiacchierato del momento: Facebook (ovvero il Libro delle Facce), la nuova Agorà telematica.
Sono approdata su Facebook qualche mese fa, quando ho ricevuto una mail in cui un'altra me stessa chiedeva di diventare mia amica. Potete immaginare la mia perplessità.
Internet è il mio lavoro e mi capita spesso quindi di iscrivermi a un nuovo servizio o a un social network solo per vedere com'è e poi di dimenticarmene (se dovessi frequentare attivamente tutti i siti a cui sono iscritta probabilmente non mi basterebbero 24 ore al giorno).
E così avevo dimenticato completamente di essermi iscritta anche al "Libro delle Facce", e quella mail mi ha incuriosito: "Una mia omonima o sarà il solito spam?" mi sono chiesta. Ché di mie omonime, in Rete, tramite Google, fino ad allora ne avevo trovata solo una: in Australia, cioè proprio dall'altra parte del mondo.
Invece questa omonima era "nostrana", lombarda, molto più giovane di me e, al 99% non parente neanche di 8° grado: una perfetta estranea. Rifiutai quindi cortesemente la richiesta di amicizia e, incuriosita dal fatto che le uniche tracce in Internet di questa mia omonima fossero solo su Facebook, cominciai ad esplorare un po'.
Oggi, dopo qualche mese e parecchie sere passate su Facebook, con un numero di contatti in costante crescita nonostante un certo riserbo, non mi riconosco affatto nelle numerose interviste sul "fenomeno Facebook" che passano in TV: sarà forse a causa di un'infanzia trascorsa sulle note di 44 gatti, o dei miei 44 anni (di cui gli ultimi 12 intensamente telematici)?
Le mie considerazioni su Facebook
1. Facebook ha avvicinato a Internet persone nuove
Su Facebook è approdata una tipologia di persone che fino ad allora non avevano vissuto la Rete attivamente: non scrivevano su blog, forum, newsgroup, mailing list pubbliche (almeno col proprio nome), non avevano insomma mai lasciato una traccia del proprio passaggio.
E invece eccoteli su Facebook, novella anagrafe digitale, non più nascosti dietro nickname e avatar, che finalmente interagiscono, condividono link e ricette, chiacchierano del più e del meno, si iscrivono a gruppi o ne fondano altri a sostegno di cause che vanno dall'impegno morale e civile al cazzeggio più inutile, si scambiano ogni tipo di omaggio (dalla Sacher Torte all'opera d'arte contemporanea, tanto è tutto virtuale, non fa ingrassare e non costa niente), si fanno gli auguri per il compleanno (è il sistema che ti avvisa, niente più figuracce e non serve più segnarli su calendari e agende).
E tutto in maniera molto più semplice e immediata rispetto a un sistema sofisticato come Second Life.
2. Facebook è virale, prima o poi ti coinvolge
Se cerchi qualcuno e non lo trovi, non vuol dire che non c'è, ma semplicemente che "non è ancora arrivato su Facebook". Se quel qualcuno ha fra i 14 e i 60 anni e un indirizzo e-mail, prima o poi ci arriverà. Anche se conosco gente su Facebook con più di 60 anni: non ci sono limiti d'età!
3. Facebook, come Google, acquisisce i diritti di quanto pubblicato
I termini d'uso di Facebook prevedono la cessione dei diritti di sfruttamento commerciale di tutto quanto venga pubblicato (testi, immagini, ecc.). L'Associazione Fotografi Professionisti sta conducendo una battaglia per chiedere la modifica di tale clausola che, decisamente poco rispettosa dei diritti degli utenti, non è nuova su Internet. Una clausola analoga è prevista da Picasa, il software gratuito di Google che permette di organizzare e pubblicare on line i propri album fotografici.
Quindi attenzione a non regalare a Facebook (né a Google) immagini o contenuti di valore.
4. Facebook è più pettegola di una portinaia: non raccontarle cose che non vuoi si sappiano in giro...
La privacy su Facebook è altamente a rischio: buona parte di ciò che scrivi e pubblichi è di dominio pubblico (esattamente come un blog o un forum), le impostazioni predefinite sono molto permissive (ma si possono personalizzare).
C'è chi difende la propria privacy mettendo come propria foto un disegno, un animale, un pupazzetto, un paesaggio; insomma, sul Libro delle Facce non tutti ci mettono la faccia. E allora, che ti sei iscritto a fare? Non vuoi farti trovare dagli amici? Pensi di essere l'unico con quel nome e cognome? Ti vergogni di esserci? Vuoi difendere strenualente la tua privacy? Ma allora lascia perdere Facebook e la Rete.
La mia faccia è on line insieme al mia curriculum da una dozzina d'anni (quando Mark Zuckerberg, l'ideatore di Facebook, aveva 12 anni e probabilmente si dedicava ai videogiochi), e continuo sempre a ricevere spam su medicine e sistemi miracolosi per potenziare organi che non ho.
Ma alla mia privacy ci tengo anch'io e qualche "tenda alle finestre" l'ho messa. Le foto che pubblico (tranne quella del mio profilo) sono visibili solo agli amici (e non agli amici degli amici degli amici); uso poco la bacheca (Wall nella versione inglese) per scambiare messaggi che non siano saluti e auguri, ma preferisco la posta interna.
Ma soprattutto sono selettiva nelle amicizie: entro in contatto solo con chi ho conosciuto davvero. Non sono in cerca di nuove conoscenze, mi basta ritrovare e restare in contatto con quelle che ho già.
5. Su Facebook possono convivere epoche e luoghi diversi della propria vita
È questa la cosa più stupefacente di Facebook: qui convivono e si intersecano diversi piani temporali e geografici della mia vita, relazioni amicali, parentali e di lavoro.
I cuginetti con cui giocavo da bambina e che oggi hanno famiglia e vivono sparsi per l'Italia; quasi tutti i miei cugini baresi che è più facile "vedere" su Facebook che dal vivo quando torno giù per le feste o le vacanze. Due pezzi di famiglia, che per ragioni anagrafiche appartengono a sfere parentali e temporali distinte e separate, improvvisamente si ritrovano a convivere e condividere con me (e, indirettamente, fra loro) frammenti di quotidianità, pensieri ed emozioni, foto e ricordi. Insieme ad altri: gli amici dei tempi del liceo, con cui la domenica pomeriggio si andava a teatro (due ore prima per prendere i posti decenti al loggione; il biglietto costava 1000 lire, meno del cinema all'epoca); gli ex colleghi di lavoro di Milano; gli amici dei tempi dell'Università e dei corsi post-laurea (quelli persi di vista 20 anni fa e quelli con cui ho mantenuto i contatti); gli amici del periodo bolognese e di quello milanese; gli amici degli ultimi anni passati a Bari e quelli nuovi di Perugia; gli amici e i colleghi dei vari gruppi telematici di lavoro e svago che ho frequentato; eccetera eccetera.
A volerli classificare ci sarebbe da chiedere la consulenza dell'amico Luca Rosati, esperto in materia di organizzazione della conoscenza; più cresce il numero più i gruppi si intersecano, si scoprono relazioni insospettate e innocenti (è su Facebook che ho scoperto che 3 persone da me conosciute in contesti e tempi diversi si conoscono da una vita e sono grandi amici).
6. Facebook è più generalista persino della TV
C'è spazio per qualunque fascia d'età, qualunque fede sportiva (inclusi gli sport minori delle galassie lontane), qualunque fede politica (incluse, purtroppo, quelle anticostituzionali) o religiosa; qualunque livello intellettuale e culturale.
È una piazza altamente democratica: chiunque può creare facilmente un gruppo, una pagina, una semplice applicazione. Attenzione solo a non farvi fagocitare: imparate a rifiutare ciò che non vi interessa veramente.
7. Facebook è diventata la piazza virtuale per gli italiani
È Facebook, oggi, quella Agorà telematica di cui si parla da almeno 10 anni (per lo meno per gli italiani).
Non MySpace, regno del caos creativo, il cui disordine ricorda troppo la stanza di un adolescente viziato.
Non LinkedIn, ordinato come un circolo accademico, perfetto per relazioni di lavoro e per entrare in contatto con colleghi di tutto il mondo.
Non Naymz, ottima vetrina promozionale (davvero ben indicizzato su Google), ma alla fine interessante solo per chi si occupa di marketing e webmarketing.
Attenzione, ancora una volta, però. Facebook, come ogni piazza, è aperta a tutti, dal venditore di zucchero filato a quello col banchetto per il gioco delle 3 carte; fra milioni (gli iscritti sono 150 milioni in tutto il mondo, circa 5 milioni gli italiani, secondo l'Ansa) di persone innocue si nascondo tanti Mangiafuoco, Lucignolo e "il Gatto e la Volpe". Quindi usate sempre il buon senso e un pizzico di diffidenza preventiva (ci sarà pure una ragione se da piccoli ci hanno fatto leggere Pinocchio, no?).
C'è spazio proprio per tutti, anche per quelli che col PC non ci lavorano e per i quali webmarketing e social networking sono parolacce incomprensibili (che abbiano ragione?), gestori di osterie, pub ed enoteche, maestri di scuola e professori di liceo, giornali, cuochi e pizzaioli.
Gli unici esclusi da Facebook sono quelli che non hanno un pc collegato ad Internet (oltre la metà degli italiani), e quelli che lo snobbano.