Stefania Fienili, Frammenti d’immemoriale
Da 26 Marzo 2022 - 18:00 a 09 Aprile 2022 - 18:00
Città: Canale Monterano (RM)
Indirizzo:
Corso della Repubblica, 50
Canale MonteranoRM
Italia
Sito web: https://www.accademiapoesiart…
L’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, in convenzione formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre, accreditata dalla Regione Lazio, iscritta all’albo di Roma Capitale e del Comune di Canale Monterano, presidente fondatrice la prof.ssa Fulvia Minetti, vicepresidente il dott. Renato Rocchi, direttore artistico Antonino Bumbica, inaugura la mostra di Stefania Fienili alla Galleria Accademica d’Arte Contemporanea della Città d’Arte Canale Monterano di Roma in Corso della Repubblica n.50 il 26 marzo 2022 alle ore 18.00, aperta al pubblico fino al 9 aprile 2022 ore 16-18 con ingresso gratuito.
Artista istintiva, Stefania Fienili vive a Roma e a Nemi, dipinge ad olio, in sinestesia tattile materico e duttile, viaggiando fra il figurativo e l’informale, ispirata da una dimensione onirica e visionaria. Rifiuta etichette stilistiche per affermare il valore della libertà espressiva. Ha frequentato corsi di pittura e scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, è iscritta da tre anni all’Accademia di Belle Arti “Villa dei Romani” di Guidonia Montecelio. Nel 2016 riceve il riconoscimento al merito speciale della giuria al Premio Accademico Internazionale d’Arte Contemporanea Apollo Dionisiaco esponendo al Excel di Roma e annualmente al merito al Castello della Castelluccia con critica in semiotica estetica alle opere, pubblicate in via permanente nella Mostra Accademica dell’Arte Contemporanea online. Fra le numerose collettive ha partecipato alla “Mostra Internazionale d’arte a favore dei bambini di Amatrice”, alla “Collettiva Dalla Parte delle Donne” a Roma, ha esposto al Museo Crocetti e nella sala espositiva di “Rosemary” a Roma con la personale “La Libertà del Vento”, nel 2019 ha esposto due opere nel Museo d’Arte contemporanea dell’Accademia di Belle Arti della città di Chongquing in Cina e nel 2020 alla Galleria d’Arte Moderna GAM a Roma.
“Frammentata è la condizione dell’uomo dopo la nascita: uno hiatus, una frattura interna, mina lo stato di continuità primaria fra uomo e mondo, fra identità e alterità, che comporta l’irrapresentabilità della visione originaria, se non nella mitopoietica rappresentazione di uno specchio andato in frantumi. Il fragmentum umano è un pezzo che manca dell’altro per l’intero di se stesso, il frammento è una domanda mancante e aperta di sé (in tedesco Frage), cui non v’è mai una risposta ultima di sintesi, se non immemoriale, a corrispondere al proprio principio unitario. Questo è il luogo senza tempo che accoglie e rifonde ogni distinzione e ogni differenza, e verso cui sospinge la marea pittorica della Fienili.
Dinanzi all’arco, alpha culturale, la forma vive, tende alla coscienza, come la foglia alla luce; e muore rinascente all’eterno divenire del senso, sempre preso in nuovo tendere, in nuova figura. La nebbia rispecchia la condizione figurata dell’uomo: l’impossibilità dello sguardo ultimo, del sapere oggettivo assoluto, poiché la sola possibilità della vita è nel rimando, nell’infinita sospensione del desiderio.
La chiave per la risposta del mondo alla domanda dell’uomo non è il logos della forma, ma la sinestesia, l’associazione delle sensazioni di tutti i sensi insieme, che riporta alla memoria inconscia di una provenienza comune e universale nel luogo d’indistinzione della pelle, che precede ogni scissione specializzante ed è archetipo di continuità immemoriale al grembo materno. Il viaggio dell’artista è oltre la maschera mendace della forma cosciente, in metamorfosi, a rinascere come la fenice dalle proprie ceneri, nel volo libero del divenire dell’essere. È un iter veritativo oltre il sipario della rappresentazione, che riavvolge la forma nelle sonorità del colore, fino alla modulazione tonica della tensione al desiderio, al sentimento liquido e umbratile di un’emozione tremula e vibrante, che approssimi alla verità del silenzio.
Il cromatismo sfumato della Fienili è connubio di forma ed emozione, poiché la forma non è arresto all’artista, non è mai rinuncia del libero divenire dell’essere, al moto del sentimento. La forma della coscienza è un viaggio nocchiere, dalla forma arenata e delusa dalle concrezioni sociali di un significato prigione, alla salpante figurazione, illusa di conquistare tutto il mare dell’inconscio, alla forma umile, come verità dal passo in errore. La forma è disciolta in materia, convibrata all’emozione, a ritrovare la sinestesia, breve, di quell’infinità perduta. L’aver luogo nell’altrove è il rituale di una partenza e di un ritorno, di una forma sempre imperfetta, che è mancanza, domanda e invocazione della vita, per affrancamento dalla morte.
Le carezze cromatiche della Fienili conducono dolcemente alla memoria onirica, fra gli elementi primari d’acqua e di luce, dal luogo inconscio, ove l’essere si abbevera abbandonico alla linfa vitale dell’archetipo, al luogo preconscio e simbolico dell’arte, alba dorata che attende e rifigura il risveglio, che racchiude in segreto la somma dello sfoglio specchiato degli istanti dell’esistere e che dona all’umano la qualità sensoriale di ambiente e paesaggio: senso infinito, in apertura e in partecipazione al mondo.
La sinestesia tattile dei bagni di luce della Fienili è sfumatura, è l’emozione dell’abbraccio al grembo naturale e del narrato segreto delle sue parole mute, che resta sulla pelle, naufraga della sua stessa continuità al mondo. La natura nelle sue forze elementari all’artista è la risposta alla domanda, spoglia e protesa del desiderio, è il riguardo più profondo dello sguardo, irato e commosso, che cerca allo specchio aereo di sé, oltre se stesso, alla perdita e al riconoscimento infinito, in eterno ritorno della fine, dell’origine.
La memoriale e profonda emozione pittorica della Fienili raccoglie l’umanità intera nel sentimento di una nomade fratellanza, che possiede un’unica culla di provenienza nel grembo ancestrale della terra africana. Il viaggio genealogico dell’artista, dalle sfumature cromatiche della luce alla notturna ombra archetipica, riconduce il divenire esiliante e morituro dei differenzianti significati culturali all’evento d’origine universale alla verità, nella primaria continuità essente all’alterità e alla natura.
Nel luogo della donna l’artista apre all’armonia dialogica di soggetto e di mondo, al valore della libertà del soggetto dall’angusta prigionia segnica identitaria, per l’infinità essente. La sostanza del soggetto è una relazione e la donna è potere regale di generatività, quella diretta della filiazione e quella indiretta del significato: oltre la morte della forma, è rinascita di vita e di sapere, grembo e sguardo eterno inesauribile.
L’arte della Fienili è athanor, alchimia iridata di un’ontogenesi, indissolubilmente legata alla dimensione metaindividuale e totemica della filogenesi e della nascita del cosmo, imagines di un inconscio collettivo, oltre le differenze e le culture. Ogni rinascita è frammento d’immemoriale, che attinge alla storia universale della vita: l’uomo è cieco come Orione, a trovare nel terreno franco e transizionale dell’arte lo smarrimento e l’amore per Eos, l’aurora, per una sempre nuova e diveniente forma sapienziale di sé e di mondo.
Dallo smembramento in nigredo del caos materiale del caso, dell’uomo è la ricerca psichica e divina, canto del gallo all’alba sponsale della coscienza, fuoco creativo per l’unus mundus, il mandala cosmico della reintegrazione degli opposti di ombra e di luce, di maschile e di femminile, di coscienza e d’inconscio, d’identità e di differenza, di sostanza e di relazione, perché il fato non sia un luogo d’ineluttabile e necessario determinismo, ma il volitivo abbandono in sincronia, in sintonia, in sinfonia al grembo del tutto, che mostra la via del ritorno al Sé.” (Critico d’arte Fulvia Minetti)
Artista istintiva, Stefania Fienili vive a Roma e a Nemi, dipinge ad olio, in sinestesia tattile materico e duttile, viaggiando fra il figurativo e l’informale, ispirata da una dimensione onirica e visionaria. Rifiuta etichette stilistiche per affermare il valore della libertà espressiva. Ha frequentato corsi di pittura e scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, è iscritta da tre anni all’Accademia di Belle Arti “Villa dei Romani” di Guidonia Montecelio. Nel 2016 riceve il riconoscimento al merito speciale della giuria al Premio Accademico Internazionale d’Arte Contemporanea Apollo Dionisiaco esponendo al Excel di Roma e annualmente al merito al Castello della Castelluccia con critica in semiotica estetica alle opere, pubblicate in via permanente nella Mostra Accademica dell’Arte Contemporanea online. Fra le numerose collettive ha partecipato alla “Mostra Internazionale d’arte a favore dei bambini di Amatrice”, alla “Collettiva Dalla Parte delle Donne” a Roma, ha esposto al Museo Crocetti e nella sala espositiva di “Rosemary” a Roma con la personale “La Libertà del Vento”, nel 2019 ha esposto due opere nel Museo d’Arte contemporanea dell’Accademia di Belle Arti della città di Chongquing in Cina e nel 2020 alla Galleria d’Arte Moderna GAM a Roma.
“Frammentata è la condizione dell’uomo dopo la nascita: uno hiatus, una frattura interna, mina lo stato di continuità primaria fra uomo e mondo, fra identità e alterità, che comporta l’irrapresentabilità della visione originaria, se non nella mitopoietica rappresentazione di uno specchio andato in frantumi. Il fragmentum umano è un pezzo che manca dell’altro per l’intero di se stesso, il frammento è una domanda mancante e aperta di sé (in tedesco Frage), cui non v’è mai una risposta ultima di sintesi, se non immemoriale, a corrispondere al proprio principio unitario. Questo è il luogo senza tempo che accoglie e rifonde ogni distinzione e ogni differenza, e verso cui sospinge la marea pittorica della Fienili.
Dinanzi all’arco, alpha culturale, la forma vive, tende alla coscienza, come la foglia alla luce; e muore rinascente all’eterno divenire del senso, sempre preso in nuovo tendere, in nuova figura. La nebbia rispecchia la condizione figurata dell’uomo: l’impossibilità dello sguardo ultimo, del sapere oggettivo assoluto, poiché la sola possibilità della vita è nel rimando, nell’infinita sospensione del desiderio.
La chiave per la risposta del mondo alla domanda dell’uomo non è il logos della forma, ma la sinestesia, l’associazione delle sensazioni di tutti i sensi insieme, che riporta alla memoria inconscia di una provenienza comune e universale nel luogo d’indistinzione della pelle, che precede ogni scissione specializzante ed è archetipo di continuità immemoriale al grembo materno. Il viaggio dell’artista è oltre la maschera mendace della forma cosciente, in metamorfosi, a rinascere come la fenice dalle proprie ceneri, nel volo libero del divenire dell’essere. È un iter veritativo oltre il sipario della rappresentazione, che riavvolge la forma nelle sonorità del colore, fino alla modulazione tonica della tensione al desiderio, al sentimento liquido e umbratile di un’emozione tremula e vibrante, che approssimi alla verità del silenzio.
Il cromatismo sfumato della Fienili è connubio di forma ed emozione, poiché la forma non è arresto all’artista, non è mai rinuncia del libero divenire dell’essere, al moto del sentimento. La forma della coscienza è un viaggio nocchiere, dalla forma arenata e delusa dalle concrezioni sociali di un significato prigione, alla salpante figurazione, illusa di conquistare tutto il mare dell’inconscio, alla forma umile, come verità dal passo in errore. La forma è disciolta in materia, convibrata all’emozione, a ritrovare la sinestesia, breve, di quell’infinità perduta. L’aver luogo nell’altrove è il rituale di una partenza e di un ritorno, di una forma sempre imperfetta, che è mancanza, domanda e invocazione della vita, per affrancamento dalla morte.
Le carezze cromatiche della Fienili conducono dolcemente alla memoria onirica, fra gli elementi primari d’acqua e di luce, dal luogo inconscio, ove l’essere si abbevera abbandonico alla linfa vitale dell’archetipo, al luogo preconscio e simbolico dell’arte, alba dorata che attende e rifigura il risveglio, che racchiude in segreto la somma dello sfoglio specchiato degli istanti dell’esistere e che dona all’umano la qualità sensoriale di ambiente e paesaggio: senso infinito, in apertura e in partecipazione al mondo.
La sinestesia tattile dei bagni di luce della Fienili è sfumatura, è l’emozione dell’abbraccio al grembo naturale e del narrato segreto delle sue parole mute, che resta sulla pelle, naufraga della sua stessa continuità al mondo. La natura nelle sue forze elementari all’artista è la risposta alla domanda, spoglia e protesa del desiderio, è il riguardo più profondo dello sguardo, irato e commosso, che cerca allo specchio aereo di sé, oltre se stesso, alla perdita e al riconoscimento infinito, in eterno ritorno della fine, dell’origine.
La memoriale e profonda emozione pittorica della Fienili raccoglie l’umanità intera nel sentimento di una nomade fratellanza, che possiede un’unica culla di provenienza nel grembo ancestrale della terra africana. Il viaggio genealogico dell’artista, dalle sfumature cromatiche della luce alla notturna ombra archetipica, riconduce il divenire esiliante e morituro dei differenzianti significati culturali all’evento d’origine universale alla verità, nella primaria continuità essente all’alterità e alla natura.
Nel luogo della donna l’artista apre all’armonia dialogica di soggetto e di mondo, al valore della libertà del soggetto dall’angusta prigionia segnica identitaria, per l’infinità essente. La sostanza del soggetto è una relazione e la donna è potere regale di generatività, quella diretta della filiazione e quella indiretta del significato: oltre la morte della forma, è rinascita di vita e di sapere, grembo e sguardo eterno inesauribile.
L’arte della Fienili è athanor, alchimia iridata di un’ontogenesi, indissolubilmente legata alla dimensione metaindividuale e totemica della filogenesi e della nascita del cosmo, imagines di un inconscio collettivo, oltre le differenze e le culture. Ogni rinascita è frammento d’immemoriale, che attinge alla storia universale della vita: l’uomo è cieco come Orione, a trovare nel terreno franco e transizionale dell’arte lo smarrimento e l’amore per Eos, l’aurora, per una sempre nuova e diveniente forma sapienziale di sé e di mondo.
Dallo smembramento in nigredo del caos materiale del caso, dell’uomo è la ricerca psichica e divina, canto del gallo all’alba sponsale della coscienza, fuoco creativo per l’unus mundus, il mandala cosmico della reintegrazione degli opposti di ombra e di luce, di maschile e di femminile, di coscienza e d’inconscio, d’identità e di differenza, di sostanza e di relazione, perché il fato non sia un luogo d’ineluttabile e necessario determinismo, ma il volitivo abbandono in sincronia, in sintonia, in sinfonia al grembo del tutto, che mostra la via del ritorno al Sé.” (Critico d’arte Fulvia Minetti)