2. Scrivere pensando al lettore
È importante avere la consapevolezza di cosa si sta scrivendo: una poesia o un verbale di assemblea (per fare due esempi estremi) non usano lo stesso linguaggio, non soggiacciono alle stesse regole, non hanno la stessa finalità.
Ma non c'è bisogno di ricorrere a esempi così estremi.
Pensiamo a un libro, addirittura allo stesso libro. Alcuni testi lo accompagnano: una premessa o una prefazione, la quarta di copertina, la scheda di presentazione per i librai. Ognuno di questi testi ha finalità diverse, e stili diversi.
Inoltre, pur avendo la stessa finalità (vendere il libro), la quarta di copertina e la scheda per i librai hanno stili diversi perché si rivolgono a interlocutori diversi. Il testo di presentazione della scheda per i librai avrà uno stile semplice e diretto, deve invogliare il libraio a prenotare il libro, deve dire fra le righe "ecco un libro che si venderà molto", deve suggerirgli: "prendimi, piacerò ai tuoi clienti".
Il testo della quarta di copertina, dello stesso libro, deve avere un taglio sì, pubblicitario, ma meno diretto, meno "commerciale": deve invogliare il lettore di passaggio ad approfondire l'argomento, fra le righe deve dire: "leggimi", suggerirgli: "prendimi, ti piacerò".
Il testo della prefazione, poi, sarà ancora diverso, poiché non ha finalità di marketing.
Quando scriviamo, dobbiamo sempre tener presente il nostro lettore ipotetico, e la situazione in cui leggerà le nostre parole. Una quarta di copertina si legge velocemente in libreria, una prefazione si legge nella tranquillità del proprio studio. Cambiando le situazioni deve cambiare anche lo stile.