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Les Maitres de l’Affiche

Manifesti pubblicitari in piccolo formato

Manifesto di Mucha, per Salon des Cent

Con l’avvento della cromolitografia, a fine Ottocento, i manifesti pubblicitari assunsero colori vivaci e aspetto attraente anche grazie all’apporto di illustri artisti come Alphonse Mucha, Toulouse-Lautrec, ed altri.

Negli amanti delle belle arti nacque il desiderio di raccogliere i più bei manifesti prodotti, e che si potevano ammirare nelle strade di Parigi e delle altre città dell’Europa, e già considerati opere d'arte (in particolare, come stampe pregiate) da esporre, recensire su riviste, raccogliere.

Ma i manifesti erano molto grandi, di dimensione spesso di 2 metri per 1,5 metri, difficili quindi da conservare. Allora venne l’idea di riprodurre i manifesti più belli in stampe di formato ridotto, quindi molto più facili da conservare nonché più economici da produrre.

L’idea venne a Jules Cheret, grande e prolifico illustratore di manifesti: ne produsse più di mille nella sua lunga carriera. 

Egli dimostrò una combinazione unica di talento artistico, tecnico e imprenditoriale che ha guidato l'industria dei manifesti. Aprì la propria tipografia nel 1866 a Parigi e dal 1881 la sua bottega operò come parte della ditta Chaix. Cheret ebbe l’idea di riprodurre i manifesti più belli in stampe di formato ridotto, molto più facili da vendere e distribuire. 

 

Manifesto di Toulouse Lautrec per Moulin Rouge

La selezione dei manifesti fu fatta da Roger Marx, un critico d'arte famoso all'epoca (e ancora oggi) fra i collezionisti di stampe litografiche a cavallo fra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento.

Nacque così la collezione Les Maitres de l’Affiche ( (I Maestri del manifesto).

Le stampe furono pubblicate a partire da dicembre 1895 sino a novembre 1900 in raffinati portfolio mensili, al prezzo di 2,50 franchi ciascuno, con copertina morbida, disegnata dallo stesso Cheret, contenente ciascuno 4 stampe di cm 28,5 x 39,4 e riproducenti i più famosi manifesti pubblicitari europei e statunitensi. 
Ogni litografia presentava in basso il timbro a secco di Les Maitres de l'Affiche disegnato da Cheret, e il numero della tavola (PL = Plate). 
Agli abbonati per 12 numeri veniva concesso un piccolo sconto e di tanto in tanto offerto un "Prime" (bonus) cioè una litografia con disegni originali, non pubblicitari, ma espressamente eseguiti per questa pubblicazione da noti artisti. 
Al termine del dodicesimo mese veniva messa in vendita una bellissima copertina da rilegatura.

 

Manifesto di Georges De Feure  per "Journal  des Ventes"

La lista degli illustratori presenti nei 240 manifesti comprendeva nomi molto noti già all’epoca, come Toulouse-Lautrec, Denis, Bonnard, Valloton, Puvis de Chavannes, Steinlen, Mucha, Forain, Grasset, Meunier, Louis Rhead, Dudley Hardy, Beggarstaff, Edward Penfield e altri. 
C’erano anche famosi manifesti italiani: “Teatro Regio di Torino” di Giuseppe Boano, “Incandescenza a gas Brevetto Auer” di Giovanni Mataloni, “Centenaire de la Pile Voltaique”e “Iris” entrambi di Adolf Hohenstein. 
 

Mai come in quel periodo la pubblicità ha brillato di luce propria. La più effimera delle arti ci ha lasciato un'immagine romanticizzata di un'epoca, una visione dei "bei vecchi tempi" (la Belle Epoque), che svanirono per sempre negli orrori della Prima Guerra Mondiale.

Manifesto di Henri Privat Livemont per Cercle Artistique de Schaerbeek
Manifesto di Maurice Realier-Dumas Incendescence par le gaz
Manifesto di Vincent Lorant-Heilbronn per Messaline
Manifesto di Georges de Feure  per Esposizione Salon des Cent